Gli organismi si possono modificare non solo geneticamente. Ecco come
Il
gruppo. 1
Il
manifesto. 2
Lo
spettacolo "Scoppia motore a scoppio" 2
Futurismo
lento. 2
Provocazione
a doppio senso. 2
Lo
stimolo poetico in ognuno di noi 3
Paradossi
della velocità e inquinamento. 3
Lo
spettacolo. 3
Siamo
nei paraggi di un'illusione. 3
O.P.M.
musica e poesia attiva. 3
La
comunicazione degli O.P.M. 3
Parole
vecchie per emozioni nuove. 3
La
verità sta nella semplicità. 3
PoEtry MuSicGraffiti: un progetto
in essere. 3
Gli O.P.M.
©
Foto O.P.M.
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"Organismi
Poeticamente Modificati". Un gruppo artistico con una filosofia ben
precisa: che la poesia, attraversando la musica, si imponga
in un mondo sempre più geneticamente modificato.
O.P.M. nasce intorno al 2004.
Si tratta di un gruppo di
scrittori, attori, poeti e musicisti che vogliono evocare la parola letta abbinandola a musiche originali.
O.P.M. è un acronimo che nasconde un significato ironico e
nello stesso tempo assolutamente serio ovvero "Organismi Poeticamente
Modificati".
Il primo nucleo nasce per
fare reading poetico-musicali
nell'ambito di biblioteche o spazi di fruizione
pubblica.
Dopo varie serate in cui si
sperimentano percorsi di lettura con sottofondi musicali, si cerca di dare un
maggiore spessore al senso dello spettacolo e alla stabilità dell'organico.
Ma l'impatto con una maggiore definizione del gruppo fa
si che alcuni degli attori si perdano per strada. In seguito si consolida un
gruppo più stabile, formato da Giuliano Mori, Mauro Righi, Mario Frighi, Maurizio Forte, Marco Saya.
Il gruppo, dopo altre apparizioni
in spettacoli legati al circuito delle biblioteche, decide di darsi una forma
più concreta e un percorso e nasce nel 2006 lo spettacolo "La storia
inizia Indietro".
La formazione si avvale,
per un breve periodo, del musicista Leonard Toma.
Alla fine del 2006 Saya prende altre strade, ma alcuni suoi brani poetici
rimangono nel percorso dello spettacolo per po' di tempo.
Nel 2008 siamo di nuovo in
cerca di una ricollocazione e ridefinizione della formazione.
Verso la fine del 2008
avviene l'inserimento di Pino Giodice, musicista
poliedrico e improvvisatore assoluto.
Nel 2009 arriva il
musicista Riccardo Fancini come percussionista,
chitarrista e compositore, quasi contemporaneamente si aggiunge Vito Scaccianoce, musicista legato anche all’uso dell’elettronica,
nonché chitarrista/bassista e autore.
Queste tre figure risulteranno fondamentali per la crescita e la definizione
del gruppo allo stato attuale.
La filosofia degli O.P.M non è certamente quella di
fossilizzarsi in una forma o in un percorso definitivo e con l’ingresso del
fotografo Daniele Delonti possiamo dire di avere
posto le basi per costruire il nuovo spettacolo "Scoppia motore a
scoppio".
Del gruppo fanno attualmente parte:
Giuliano Mori: testi,
armonica, Voce recitante, Canto.
Mauro Righi: testi, Voce recitante.
Riccardo Fancini: musica, chitarra, percussioni, canto, testi.
Vito Scaccianoce:
chitarra, Basso, programmazione elettronica musicale.
Maurizio Forte: musica,chitarra acustica,chitarra elettrica.
Daniele De Lonti: Foto e tempografie.
In un mondo sempre più
modificato gli O.P.M cercano
di individuare il gene della poesia per svilupparlo con metodi naturali,
rafforzarlo e farlo sopravvivere, trasportarlo nel nuovo millennio senza
modificare la sua natura profonda.
In un mondo che considera
la poesia una noiosa eccezione, gli O.P.M. vogliono tutelare l’atto poetico e farlo diventare
un sistema di vita resistente agli agenti patogeni e atmosferici, al consumismo
becero, agli edificatori selvaggi, ai coltivatori chimici, agli inquinatori
patologici, ai produttori di co2, ai politici, ai dissipatori di energia.
Gli O.P.M. tendono a rinforzarsi poeticamente in modo
naturale, e dinamizzano le parole per renderle attive e produttrici di energia.
Gli O.P.M. fanno poesia attiva e si prodigano per crearne
occasioni di diffusione. Gli O.P.M.
rigenerano le parole con l'atto della lettura, ogni parola è rivitalizzata
dalla lettura e dalla musica che scandisce ogni sillaba nel tempo e proietta i
significati nel flusso della vita.
Gli O.P.M. riciclano le parole per organizzarle in modo
altro, riutilizzandole nello scopo e nella comunicazione sonora che si fa verbo
attivo e quindi azione. Poesia come poiesis gesto
poetico che improvvisa la vita. Gli O.P.M.
sono uomini a basso consumo, amano le necessità a basso impatto energetico e si
prodigano per diminuire le emissioni di co2 dando fiato solo alle parole
necessarie.
La musica è l'arte che si
misura con il tempo, la poesia evocata e cantata è allo stesso tempo musica che
vive nel tempo e improvvisazione della parola. Gli O.P.M. cercano un'alleanza tra la
musica e la poesia evocano potentemente un senso generato nel tempo, con un
significante che si sviluppa nel corso della performance. Poesia
cantata e letta ogni volta in modo diverso fino all'estremo della parola
generata ed evocata nel corso della performance stessa. Improvvisazione
che si fissa nella parola generata al momento.
Il presente si fonde con il
significante e l'improvvisazione unisce, fonde nella musica il senso del tempo
reale. Un tentativo estremo di annullare il passato e il futuro per vivere
nell'attimo della parola che accade nella musica. Perché la storia inizia indietro ma è solo facendola rivivere nell’attimo presente
che si può cercare di capirla e di viverla.
"Scoppia motore a
scoppio" è evocazione di "futurismo" lento, una parola, futurismo, che appartiene a un passato con tutto il suo
bagaglio di follia della velocità e della modernità, ma che accoppiata all'aggettivo
" lento" crea un ossimoro, per tutto ciò che ha rappresentato il
futurismo all'inizio del '900.
Come sempre è una
provocazione fatta di parole, di senso e doppio senso,
una profezia e una rinuncia, un cercare di smascherare un mito che ci ha
portato sempre più vicini all'orlo della catastrofe. La velocità è sinonimo di
motore a scoppio e il motore a scoppio è l'essenza
stessa di un'economia malata fatta di petrolio e di frenesia. Smascherare la
velocità, apparentemente sembra facile.
Il senso stesso del
correre, dell'accelerare dovrebbe essere arrivato da un bel pezzo al traguardo,
visti i danni e le morti che ha provocato in questi decenni. Ma le abitudini di
un secolo sono dure a morire, le speranze del 900 hanno intriso del seme della
velocità le anime degli uomini, hanno dato un senso al
futuro che doveva essere veloce, dinamico e audace. Pensare al futuro senza
automobile è inimmaginabile, eppure dovremmo immaginare un mondo che rallenta
alla velocità della ragione, come aveva anticipato Ivan Illich
nel suo libro "Elogio della bicicletta".
Gli O.P.M. in questo nuovo spettacolo cercano di
smascherare i paradossi della velocità, evocano miti, spruzzando frasi su
tappeti musicali che si intrecciano con la follia della velocità e cercano di
creare con le parole, sinestesie, ironie, balenando idee e follie che si
mischiano a poesia della parola e dell'immagine. La velocità è inquinamento
della mente che non fa raggiungere più i traguardi che ci prefissiamo.
In "Scoppia motore a
scoppio" si aggiungono, alle parole e alla musica, anche le immagini o
meglio le "Tempografie", realizzate da un
nuovo componente del gruppo, Daniele Delonti, fotografo e poeta dell'immagine, artista
contemporaneo sensibile allo scorrere del tempo lento e al paradosso della
velocità come produttrice di immobilità forzata, di ingorgo, di alterazione
della percezione di una società convinta di mordere il freno del futuro ma
capace solo di schiantarsi contro gli alberi dei viali delle provinciali o di
rimanere bloccati ore sulle tangenziali, sulle autostrade nel periodo degli
esodi estivi o sull'anulare per nevicate inaspettate...
Uno spettacolo,
"Scoppia motore a scoppio", che cerca di fermare un secolo di
speranze al volante dell'automobile, sulle ali di un secolo di corse, di un secolo di volo, di vento in faccia in cabriolet, di
sorpassi, di folli corse per rimanere sempre nei paraggi di un'illusione.
O.P.M. musica e poesia attiva
Gli O.P.M. fanno poesia e musica attiva, una poesia
cantata e letta ogni volta in modo diverso, una musica che vive nel tempo e
nell’improvvisazione della parola.
Abbiamo trasformato dei
concetti vecchi presi in prestito dal Futurismo
abbiamo riciclato le parole e i concetti e li abbiamo proiettati verso una
speranza in un mondo che deve rallentare riprendendo il suo tempo geologico,
Noi abbiamo il futuro che non ci incalza, perché non c'è più futuro nella fretta,
non c'è mai stato amore nella produttività, non c' è più terra nella velocità. Siamo fautori del RalLentysmo un
nuovo movimento che servirà per farci superare dagli altri, quelli che non
capiscono e che si andranno a schiantare contro il muro.
Abbiamo riciclato le parole
perché le parole esistono già, ogni parola ha la sua storia che inizia molto
prima di noi, le parole che noi usiamo sono state già
usate da molti, comporre un testo nuovo con parole antiche è il senso della
storia, non possiamo fare altro che usare i mattoni vecchi.
Per costruire una nuova
storia dobbiamo usare i mattoni vecchi che sono fatti di materia antica, di
minerale, di storia che è iniziata in tempi geologici prima che noi esistessimo
e che si rinnova nel presente con l'inconscio dell'anima della terra.
PoEtry
MuSicGraffiti: un progetto in essere
Giuliano Mori racconta la
nascita del progetto a cui sta lavorando attualmente
il gruppo.
«Ho fotografato i primi graffiti nel 1990; posso essere
più preciso: era il 27 aprile del 1990. Non ho una memoria eccezionale, ho
semplicemente conservato la cartolina pubblicitaria che parlava di quella iniziativa che si chiamava "Coloriamo lo
sport". Quel giorno del 1990 fui colpito sulla via del
Renato Serra a Milano e il grigiore di quel viale mi sembrò sconfitto
dall'immagine, da tutti quei colori che vivacizzavano uno dei viali più brutti
della mia città.
Avevo sempre ammirato certi
graffiti senza dare troppo peso a quell'arte che mi sembrava lontana dalle
nostre metropoli, pensavo fosse una cultura urbana d'oltreoceano, roba da città
come New York, Chicago. Davanti ai colori e alle fantasie di quei disegni sul Renato Serra, sentii l'urgenza di fissare quelle
immagini sulla pellicola e corsi a prendere la macchina fotografica; riuscii a
scattare molte foto, ma non riuscii a cogliere tutto lo spirito che aleggiava
in quelle installazioni e mi riproposi di tornare a fare altre fotografi il
giorno dopo. Quando ritornai al mattino per completare l'opera scoprii che la
maggior parte dei graffiti erano stati tagliati e
rubati. Da quel giorno iniziai a fotografare i graffiti; subito appena ne vedo
uno che mi piace cerco di fermarlo immediatamente,
senza uno scopo preciso, forse perché i graffiti sono arte effimera, arte pura,
che sfida le intemperie e scompare presto. A volte arte scomoda, arte stupida, non sempre arte. Dopo alcuni anni mi ritrovai
con molte immagini di graffiti; iniziai ad associarle con i miei testi,
associazioni libere o incontri casuali con alcune delle immagini e il contenuto
di mie poesie. Circa un anno fa ad un Poetry Slam incontrai un poeta spagnolo, Alejandro Lopez De
Luna. Anche lui aveva molte immagini di graffiti scattate per lo più nella sua
Spagna; gli ho suggerito di associare i suoi testi ad alcuni graffiti che
aveva. A questo punto mancava la musica e quando proposi al mio amico musicista
e matematico Vito Scaccianoce
se gli interessava partecipare al progetto, lui mi sottopose una serie di brani
che iniziammo ad associare alle immagini e alle poesie. Nasceva così PoEtry MuSicGraffiti
sovrapposizioni di musica su poesie che si sovrappongo ad
immagini. Non è un film è un Poetry MuSicGraffiti.»