Intervista a Maria Strova, danzatrice del ventre

7 dicembre 2011

Chi è Maria Strova?

Il libro di Maria Strova,  Salomè. Il mito, la Danza dei Sette Veli

Danzatrice e scrittrice dedicata da sempre all’arte della danza del ventre e della danza del velo; direttrice artistica del Teatro del Respiro di Fiano Romano, madre di tre ragazzi che adoro: Martinica, Leandro e Gabriel.

Com'è nata l'idea di un balletto su Salomè?

Avevo bisogno di capire sulla mia pelle le idee che ho esplorato nel mio libro Salomè. Il mito, la Danza dei Sette Veli (uscito nel mese di ottobre 2011): idee su chi è il personaggio, che cosa rappresenta e come vedo la danza sotto un punto di vista erotico e spirituale.

Che cosa caratterizza la tua Salomè?

Il desiderio di tenere in mano la rappresentazione della propria danza, il controllo dello sguardo che non è più quello pornografico di Erode ma quello di una danzatrice che ama e vuole fare conoscere la sua arte e vuole fare sentire la sua voce.

Gloria Chiappani Rodichevski e Maria Strova all'Accademia Nazionale di Danza di Roma per la presentazione di Salomè. Il mito, la Danza dei Sette Veli (6 gennaio 2012)

Qual è la genesi del tuo libro?

Mi sono chiesta perché odiavo così tanto questo personaggio, perché lo evitavo e alla fine ho pensato che questi sentimenti così forti nascondessero qualcosa di misterioso e qualcosa che valeva la pena di approfondire e avvicinare.

Tanti sono i temi che tratti: lo sguardo, la seduzione, la sessualità, il piacere, il rapporto con il proprio corpo. Se dovessi sintetizzare il messaggio del libro, che cosa diresti?

Ogni donna ha una sua danza dei Sette Veli da interpretare: leggi, pensa, danza e scoprila.

Curiosa, nel libro, la sezione Diario di Salomè, che è il tuo diario. Perché la scelta di inserire uno scritto "informale" all'interno di un saggio?

Sono innanzitutto una danzatrice e scrivo per capire e nutrire la mia danza e la mia mente come coreografa. Per me un saggio è un libro che ha validità se vive nel quotidiano, se interagisce con la vita stessa, se non rimane solo sugli scaffali. Con il diario i temi di Salomè sono spuntati fuori in modo strano e a volte ambivalente, come la vita stessa, che non è solo bianca o nera. Insomma mi ha dato lo spunto per diventare sempre di più una “cattiva ragazza”. Tutto questo ha nutrito la danza e quanto Salomè ha da dire oggi, perché la sento un personaggio molto attuale per noi donne.

La danza del ventre oggi.

Oggi la danza del ventre è molto più conosciuta e accettata di dieci anni fa, ma sta perdendo la sua valenza di arte, perché ‑ come le altre danze ‑ sta diventando una danza sportiva, con gare e punteggi. Io lavorerò sempre per una danza capace di esprimere la natura della danza del ventre con i mezzi del teatro che ci aprono prospettive illimitate. E continuerò a lavorare per dare sempre maggior spessore culturale a quest’arte. Non posso pensare alla danza come sport perché gli obbiettivi sono diversi e la natura della danza non può essere espressa in un punteggio.

Danza sensuale e danza erotica: quali sono le differenze e le comunanze?

Per me sono simili, ma la difficoltà sta nell’impoverimento della parola erotismo che ora è collegato con la pornografia che va tanto e fa parte del nostro quotidiano, in modi anche molto eleganti.

Per me la danza del ventre per definizione è erotica, ma idealmente questo erotismo dovrebbe essere definito dalla donna e non dallo sguardo di Erode, che deruba la danzatrice della sua esperienza. Non è facile chiedersi: di cosa parliamo, che cosa danziamo quando eseguiamo una danza erotica? Il mio lavoro esplora queste tematiche, anche attraverso seminari pratici sulla Danza di Salomè.

Sei direttrice artistica dell'Associazione Omphalos e del Teatro del respiro. Ce ne puoi parlare?

Fare teatro e per di più un teatro piccolo ma privato in questo momento è una scelta tremenda e non nascondo che a volte mi pento. Mio marito Calogero Ferrara e la mia famiglia, dopo undici anni da quando è nata l’idea di un teatro di 99 posti a Fiano Romano, continuano ad essere presenti e a dare supporto.

Ora lo spazio è pronto e abbiamo iniziato a lavorare in gennaio 2011 e ogni volta che vengono pubblico e artisti e che rendono viva quella scatoletta nera del teatro, ho una grande felicità e la conferma che valgano la pena tutti i sacrifici e le lotte che abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere.

L’amministrazione comunale di Fiano sembra accogliere questo nuovo spazio e voler dare un patrocinio reale alle nostre iniziative. Siamo all’inizio e abbiamo fiducia, perché la comunità comincia a venire agli spettacoli e vedere quante persone creative ci sono: persone con le quale creare e dare vita al Teatro del Respiro.