Uomossessione di Gloria Chiappani Rodichevski: fuga dallo Sguardo e oltre lo Sguardo

Un'opera multimediale che coniuga musica, immagine, danza e poesia

 

Recensione. 1

Intervista. 2

Galleria fotografica e video. 2

 

Yuki Imaizumi in Uomossessione.

© Foto GloriaChiappani Rodichevski

Recensione

Quando Nietzsche annunciò la morte di Dio, l’Uomo pensò di essere libero. Libero dal giogo della morale, libero dal peso schiacciante ‑ e vincolante ‑ dello sguardo metafisico. In realtà, però, le cose andarono in tutt’altro modo: Dio morì – forse ‑ ma lo Sguardo sopravvisse e si moltiplicò, si moltiplicò in modo ipertrofico.

La storia dell’uomo, dal Novecento in poi, è la storia ‑ per citare l'opera multimediale di Gloria Chiappani Rodichevski ‑ dell’Osservato che lotta per aprirsi un varco attraverso cui eludere la costante sorveglianza dello Sguardo. L’esistenza è intesa come carcere metaforico e non: come non pensare al Panopticon di Jeremy Bentham, perla dell’utilitarismo inglese in piena epoca dei Lumi? Uno schema "ideale" di carcere perfettamente circolare in cui un ipotetico guardiano ‑ posizionato al centro ‑ avrebbe potuto monitorare in modo capillare e costante la vita dei prigionieri. Rileggere il Panopticon come metafora novecentesca (come ha fatto Michel Foucault) vuol dire trovarsi vis à vis con il Leviatano dei tempi moderni: l’incubo di una società panottica, di un potere invisibile, non più trascendente come le monarchie dell’Ancien Régime, ma immanente alla società che controlla.

Il rimando alla letteratura fantascientifica del Novecento (da 1984 di George Orwell a Fahrenheit 451 di Ray Bradbury) è immediato. Eppure, quando guardiamo la prima parte di Uomossessione, il disperato annaspare della ballerina sotto l’impero pietrificante dello Sguardo sembra lontano da possibili letture politologiche. Per quale motivo? E per quale motivo, allo stesso tempo, il grande occhio proiettato continua a farci paura, a stagliarsi come un simbolo forse non immediatamente decifrabile, ma emotivamente riconoscibile? La risposta va cercata in uno scarto generazionale: nella fine della Guerra Fredda, nella fine delle grandi utopie politiche, nella fine della politica stessa intesa come elemento di partecipazione e coinvolgimento collettivo. Lo Sguardo è sopravvissuto ancora una volta, in questo caso frammentandosi in un caleidoscopio di possibili chiavi di lettura: è lo sguardo analitico della scienza (dello "scientifismo […] che ossessiona l’uomo a morire"), è la mano invisibile dell’impero mediatico o è qualcosa che va al di là dell’eziologia sociologica, come nell’Occhio che uccide di Michael Powell, un thriller psicologico alla Hitchcock, in cui l’assassino riprende costantemente con l’occhio della telecamera le proprie vittime nel momento della morte.

Le chiavi di lettura sono molteplici e ognuno può scegliere la sua: la danza di Yuki Imaizumi nella prima parte del video (L'Osservato) rimanda a tutte e in un certo senso tutte le esclude, poiché non si configura come un manifesto, ma come un puro simbolo, una corolla multiforme di evocazioni archetipiche. Uomossessione è una fiaba di suoni e di gesti puramente introspettiva, è un’evocazione poetica che attinge al misterioso bagaglio dell’inconscio collettivo e il cui piano di comprensione appartiene alla sfera emotiva prima ancora che a quella razionale. Questo vale non solo per la prima parte del video, ma anche e soprattutto per la parte conclusiva, Il Sublimato: sullo schermo la liberazione dallo Sguardo si configura come liberazione dall’immagine in quanto tale; gli stessi gesti della ballerina ‑ prima frenetici e spezzati ‑ si ricompongono nella cadenza armoniosa del pas de bourrée. La liberazione ‑ dai mille volti, così come la prigionia dello Sguardo ‑ è oltre il simbolo, oltre lo Sguardo e oltre l’immagine: una trasparenza serena, delicatamente intessuta di suoni e di luci, che sembra evocare il Nulla. Il Nulla inteso non come negazione, ma come spazio di libertà e di bellezza. E come inizio.

Intervista

È possibile leggere l'intervista a Gloria Chiappani Rodichevski in questa pagina: http://www.morfoedro.it/doc.php?n=1508&lang=it

Galleria fotografica e video

È possibile vedere la galleria fotografica completa e alcuni frammenti video dell'opera multimediale, accedendo a questa pagina: http://www.morfoedro.it/doc.php?n=1485&lang=it