Trittico Novecento alla Scala
Voluntaries. Oliver Halkowich, Andrews, Peter Franc.
© Foto
D. Donovan. Courtesy of Houston Ballet, 2006
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Dal 7 al 23 maggio è andato in scena al Teatro alla Scala Trittico Novecento: Bella Figura di Jiří Kylián, Apollo di George Balanchine
e Voluntaries
di Glen Tetley.
Apollo. Prove in sala: Gilda Gelati.
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Foto Marco Brescia e Teatro alla Scala
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Come appassionata memoria e tributo a una scomparsa (quella
prematura di John Cranko), nasce nel 1973 Voluntaries. E
come tributo al suo autore, Glen Tetley, scomparso
nel 2007, viene ora presentato per la prima volta alla
Scala. Sul monumentale Concerto in sol minore di Poulenc
per organo, archi e timpani, in un sontuoso intreccio di forza ritmica e
intenso misticismo, Voluntaries
dà l’esatta misura del genio creativo di Tetley,
pioniere del connubio tra balletto e Modern Dance, al quale la Scala nel 1995 aveva dedicato una intera serata.
Accanto alle sei coppie, il balletto farà emergere nel passo
a due l’interpretazione di Antonella Albano e Mick Zeni
(in alternanza con Mariafrancesca Garritano
e Andrea Volpintesta) e nel passo a tre Francesca Podini con Gabriele Corrado e Eris Nezha (in alternanza con
Chiara Fiandra, Riccardo Massimi, Antonino Sutera).
In debutto per la Scala anche Bella Figura, gioiello di celebrazione della bellezza, quella che
emerge anche dal movimento più bizzarro e imprevisto, creato da Jiří Kylián nel 1995, per il
ventennale della sua direzione al Nederlands Dans Theater. In Bella Figura Kylián
esplora la zona di crepuscolo tra arte e artificio, tra realtà della vita e
fantasia. Con il rosso vivo dei costumi, con il colore della pelle nuda, con le
suggestioni musicali del Sei e Settecento, cattura il momento esatto in cui il
sogno e la realtà si fondono. Con Bella
Figura si approfondisce ulteriormente il rapporto con il grande maestro,
che nelle recenti stagioni aveva portato la compagnia ad
interpretare Symphony of Psalms, Petite Mort e Sechs Tänze.
In scena il cast composto da cinque
donne e quattro uomini: Antonella Albano, Lara Montanaro, Chiara Borgia,
Emanuela Montanari, Antonella Luongo, Mick Zeni, Riccardo Massimi, Antonino Sutera,
Marco Messina, ai quali si alterneranno in altre recite Stefania Ballone, Christelle Cennerelli, Luana Saullo, Francesco
Pio Ricci, Fabio Saglibene, Matteo Gavazzi.
Su tutto svetta la grazia, l’eleganza, la quintessenza della
perfezione geometrica di Apollo,
manifesto dell’insostituibile apporto di George Balanchine
alla storia del balletto e della danza, e prima ancora alla straordinaria
avventura dei Ballets Russes
che nati nel 1909 di lì a poco, nel 1929, avrebbero
cessato di esistere con la scomparsa del loro patron,
Sergej Djagilev. Dopo oltre
dieci anni di assenza, Apollo torna
sul palcoscenico della Scala: il linguaggio neoclassico, la summa della
grammatica classico-accademica alle altezze più eccelse, in una
architettura che nasce dallo Stravinskij di Apollon Musagète (1928) e che portò il
coreografo all’esaltazione della tradizione classica, di cui era erede più
colto, e insieme al suo superamento.
Grazia, eleganza, perfezione tecnica: come
nel 1997 Apollo sarà l’étoile Roberto Bolle, nuovamente nelle vesti del dio
greco sul palcoscenico del Piermarini, circondato
dalle sue Muse: Sabrina Brazzo (Tersicore),
Mariafrancesca Garritano (Polimnia) e Gilda Gelati (Calliope).
In altre recite sarà Francesca Podini a interpretare
il ruolo di Tersicore, Luana Saullo
quello di Polimnia e Emilie Fouilloux quello di Calliope, guidate da un nuovo Apollo: Gabriele Corrado.
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