Teatro Massimo di Palermo: la vita artistica dal 1897 ad oggi ‑ prima
parte
L'inaugurazione
(1897). 1
La
prima stagione (1897/98). 1
La
chiusura (1898-1900) e la riapertura (1901). 1
Il
periodo dal 1906 al 1919. 2
Gli
anni dal 1920 al 1935. 2
Costituzione
dell’Ente Autonomo Teatro Massimo (1936). 2
Gli
anni fino al 1945. 2
Prima parte ‑
Seconda parte
Il 16 maggio 1897, il Falstaff di Giuseppe Verdi, con
Leopoldo Mugnone direttore e protagonisti
Arturo Pessina (Falstaff),
Edoardo Sottolana (Ford) e Erina Borlinetto
(Quickly) insieme con un ottimo gruppo di cantanti,
inaugurò il Massimo: un teatro non ancora completato ma, malgrado la frettolosità dell’apertura, un evento memorabile per la
città e di risonanza europea. La cronaca di quella sera racconta che alle ore
21, il maestro Leopoldo Mugnone saliva sul podio e
l’orchestra attaccava la marcia reale tra i fragorosi applausi di un pubblico
numerosissimo ed eletto che gremiva la sala sfolgorante di luce e di
magnificenza mentre contemporaneamente veniva calato
il sipario di Giuseppe Sciuti. Anche se si
rappresentava il Falstaff,
ultima opera di Verdi, molto attesa a Palermo, l’opera
non fu ascoltata con grande attenzione in quanto il pubblico, distratto e
curioso, guardava con ammirazione la sala piuttosto che seguire l’esecuzione
del capolavoro verdiano. Si racconta addirittura che
molti spettatori, passeggiando tra i corridoi e per le
sale, non davano neppure ascolto al campanello che annunciava l’inizio degli
atti per continuare a girare senza sosta ammaliati dalla grandiosità del
teatro.
Locandina
con il programma della stagione inaugurale 1897/98.
Foto
Archivio Fondazione Teatro Massimo
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Quella stagione, organizzata dall’avvocato Carlo Di Giorgi, oltre al Falstaff che andò in scena per undici volte, vide succedersi
altre tredici recite de La Gioconda con protagonisti Medea Borelli-Angelini
ed il ventiquattrenne Enrico Caruso, il grande tenore ad inizio della carriera,
che, malgrado le splendide doti vocali, non piacque al pubblico palermitano dal
quale ebbe un’accoglienza assai fredda. La stagione si concluse con dieci
recite de La Bohème eseguita
splendidamente da Adelina Sthele, Edoardo Garbin ed Edoardo Sottolana. Tutte
e tre le opere furono dirette da Leopoldo Mugnone.
La prima stagione intera del teatro ebbe luogo dal dicembre
1897 all’aprile 1898 ad opera dell’impresa Giovanni
Cuccia e Andrea Barbato. Fu inaugurata dall’Aida
(15 recite) e, insieme con Lohengrin, La traviata, Manon Lescaut,
ebbe un grandissimo successo il Re di Lahore di Massenet, opera
nuova per Palermo che incontrò il favore del pubblico palermitano tanto che
rimase in cartellone per ben 17 rappresentazioni.
Dopo due anni di chiusura, per mancanza di imprese
disponibili, il teatro riaprì i battenti dal 1901 al 1905 per le stagioni
dell’impresa Laganà. Tra le edizioni memorabili: la Tosca, per la prima volta a Palermo, con
Elena Bianchini-Cappelli, Giuseppe Anselmi, Eugenio Giraldoni e, in alcune recite, Titta Ruffo, direttore
Rodolfo Ferrari (10 recite nel 1901), Iris (19 recite nel 1902), Zaza, presente
Ruggero Leoncavallo, e Fedora, entrambe nel medesimo anno, l’Adriana Lecouvreur con Gemma Bellincioni
(6 recite nel 1904) ma soprattutto quei quattro anni si ricordano per la prima
volta di un’opera di Wagner a Palermo (Tannhauser con Amelia Pinto e
Giuseppe Borgatti, direttore Edoardo Mascheroni, 11
recite nel 1904) e per la prima assoluta (5 maggio 1903) dell’opera Barberina di Gino Marinuzzi
diretta dall’autore (4 recite).
Dal 1906 al 1919, tranne l’interruzione
del 1917, e successivamente dal 1923 al 1926, negli anni dello splendore della
Palermo Liberty, il teatro fu egregiamente retto dall’impresa di Ignazio Florio
che, tra gli altri meriti, ebbe quello di aver fatto rappresentare le prime
esecuzioni a Palermo del repertorio wagneriano: Walkiria (1907 direttore Tullio Serafin), Sigfrido (1923 direttore Giacomo Armani), Crepuscolo
degli dei (1911 direttore Leopoldo Mugnone), Tristano e Isotta (1909 direttore Gino Marinuzzi), Parsifal (1914
direttore Gino Marinuzzi) e di aver portato in scena
quattro prime assolute: Sperduti nel buio
(27 aprile 1907 direttore Tullio Serafin) di Stefano Donaudy, Venezia
(27 febbraio 1909 direttore Gino Marinuzzi) di
Riccardo Storti, Mese Mariano (17
marzo 1910 direttore Leopoldo Mugnone) di Umberto
Giordano e La baronessa di Carini (16
aprile 1912 direttore Gaetano Bavagnoli) di Giuseppe Mulè.
Nei tre anni tra il 1920 e il 1922 il teatro fu concesso
alla Società del Teatro Lirico Italiano, di cui, comunque, Ignazio Florio era
consigliere. Dopo un anno di sosta (1927) avendo Ignazio Florio rifiutato la
concessione, negli anni 1928 e 1929 e poi, nel 1932 e 1933, la gestione fu
affidata all’impresa di Ercole Casali. Nel 1930 e 1931 si ebbe l’impresa Minolfi e C. e nel 1934 e 1935
l’A. L. A.
Nel 1936,
in applicazione del Regio Decreto 3 febbraio 1936-XVI si
costituiva a Palermo l’Ente Autonomo Teatro Massimo, a cui
vennero affidati i due teatri palermitani Massimo e Politeama, e nasceva la
figura del sovrintendente. Il primo ad assumerne l’incarico fu Cardenio Botti.
La trasformazione del Teatro Massimo in Ente Autonomo costituì un momento di svolta poiché da quel momento in poi al teatro fu assicurato
un finanziamento pubblico e smise così di essere ancorato alle alterne fortune
delle imprese teatrali.
Al Botti seguì nel 1940 Franco
Alfano che inserì nel cartellone opere di compositori siciliani quali La Zolfara di Giuseppe Mulè e Persefone di Pietro Ferro (1941). Negli annali del teatro
rimase anche la visione del settantasettenne Pietro Mascagni
mentre dirigeva la sua Cavalleria
Rusticana l'1 maggio 1940. Nel 1941 assunse la
sovrintendenze Filippo Ernesto Raccuglia. Il
teatro rimase chiuso dal 4 maggio 1942 al 20 novembre 1943 a seguito degli eventi
bellici che risparmiarono quasi del tutto il monumento tranne una piccola bomba
che perforò il tetto del palcoscenico ma che provocò minimi danni. Nel dicembre
1943 fu riaperto per alcuni concerti sotto la gestione americana (IBS Special Service) che lo aveva requisito per produrre successivamente
una breve stagione (24 dicembre 1943-4 aprile 1944) in collaborazione con
l’Ente Autonomo. Dal 5 aprile al 5 giugno 1944 gli spettacoli continuarono
sotto la gestione americana finché il teatro non fu derequisito e riprese la
sua attività artistica ufficiale.
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