Atlas di Vincenzo Zitello presentato a Monza

Atlas di Vincenzo Zitello.

È stato presentato l'11 gennaio 2009, a la Feltrinelli Libri e Musica di Monza, Atlas, il CD di Vincenzo Zitello, uscito nel 2007.

La presentazione-concerto si è svolta alla presenza di Michele Sangineto, direttore artistico de La Musica nell'uovo ‑ rassegna che è stata inaugurata da Zitello con due sue arpe, celtica e bardica – e di fronte ad un folto pubblico che ha gremito il piccolo spazio in libreria.

Il CD rappresenta un percorso temporale che segue i ritmi dell’immaginazione e che è un personalissimo viaggio. "Le composizioni, ‑ è Zitello a parlare, ‑ sono state create in un divenire continuo, una legata all’altra, come un unico libro diviso in sedici capitoli: uno spazio che attraversa se stesso e crea un'atmosfera di racconto."

La caratteristica più importante di Atlas è, si legge sulla copertina del CD, che "la strumentazione è stata rigorosamente realizzata senza l'ausilio di strumenti elettronici"; il che "conferisce ai brani un'identità sonora organica ed ancestrale."

In un'intervista rilasciatami il 7 febbraio 2009, Vincenzo Zitello parla di due brani presenti in Atlas.

Michele Sangineto, a sinistra, e Vincenzo Zitello, a destra, durante il primo incontro della rassegna La Musica nell'uovo, libreria la Feltrinelli Libri e Musica di Monza, 11 gennaio 2009.

© Foto Gloria Chiappani Rodichevski

 

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Possiamo fare un'incursione in uno dei temi che hai affrontato in Atlas, il tuo ultimo CD: il tema del tempo?

Ti riferisci al quarto brano, Kronos?

Sì.

È un brano che mi piace molto perché, quando lo ascolti, sembra che ti stia perdendo, ma ad un certo punto ecco che ti ritrovi: si tratta di una cellula che ti collega all'infinito. Il tema finale ha in sé un nucleo forte. C'è chi non ha esitato a definire Kronos un capolavoro.

L'idea di perdita e di ritrovamento è, in un certo senso, legata all'idea dell'imparare ad ascoltare e ad ascoltarsi, cui accennavamo prima. Ascolti il tempo della creatività e quello in cui le creazioni sedimentano. E pensi. Il pensiero è fondamentale: quello che pensi, diventi. Tutto ciò vale sia nella musica sia nella vita.

Nel libretto che correda Atlas citi ‑ a commento di Kronos ‑ Allen Ginsberg: "[…] gettavan gli orologi giù dal tetto per dare il proprio volto all'Eternità fuori del tempo", tratto da Howl.

Nel 1995 scrissi le musiche per lo spettacolo teatrale The Beat Generation realizzando un CD per l’attore Massimo Arrigoni e, in occasione del tributo a Fernanda Pivano a Conegliano Veneto, accompagnai Ginsberg ‑ un personaggio davvero particolare ‑ in un suo reading. La citazione da Howl sottolinea che, se l'uomo si lega ad un momento particolare, ad un lasso di tempo chiuso, diventa prigioniero di quel momento e non si troverà mai nelle condizioni di andare costantemente avanti. La concezione che ho voluto esprimere in Kronos è quella dello schiudersi del tempo in un divenire continuo, passo dopo passo, sempre avanti, aprendo una porta dopo l'altra.

Il brano – si legge sul libretto ‑ è dedicato "ai ragazzi del 1974 di Bottanuco, Pinuccio, Nunzio, Fabrizio, e alle sere e al tempo passato a suonare in cascina".

Vincenzo Zitello durante il primo incontro della rassegna La Musica nell'uovo, libreria la Feltrinelli Libri e Musica di Monza, 11 gennaio 2009.

© Foto Gloria Chiappani Rodichevski

La dedica non ha il solo fine di indirizzare Kronos ai tre ragazzi, ma anche quello di concretare la mia concezione con un esempio. Pinuccio, Nunzio e Fabrizio, fumavano e si drogavano: il loro problema era di non riuscire a gestire quel lasso di tempo chiuso di cui di ti parlavo prima.

Legati al contingente, non riuscivano ad uscire dalla prigione, a proiettarsi oltre?

Sì, proprio così. Nella mia concezione Chronos è il tempo in divenire, ma anche (o proprio per questo) il tempo personale che hai per scoprirti e per realizzarti. Io ho una figlia di quattro anni e mezzo, Anna. Verso una cert'ora smetto di studiare o di fare ciò che sto facendo e mi metto a giocare con lei e con lei vivo il mio tempo.

Mi pare un tempo di qualità che perderesti, se non lo vivessi appieno ora. È alla tua bimba che hai dedicato Ninna Anna, in Atlas.

Sì: è una lullaby delicata – come spiego nel libretto ‑ dove l'ocarina bassa imita il tubare delle tortore, che accompagnava i suoi primi sonni pomeridiani.

Nel libretto scrivi anche: "Quando ti ho nelle mie braccia salgo in cima alla scala infinita che porta alle stelle."

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