Quando l'arpa diventa minimale. Intervista a Floraleda Sacchi

Il poster di Minimal Harp

30 novembre 2008

Floraleda, ho scoperto lo scorso anno il tuo interesse per l'Oriente e per lo zen. Cito testualmente le tue parole: "A Natale mi regalo una serata in tomesode. Il tomesode e tutte le varianti di kimono rendono improvvisamente calmi e dignitosi. Il kimono obbliga il pensiero a far caso ad ogni gesto. Si diventa una spada zen. Si comprende il Giappone più che in mille libri o forse tutto ciò che si è letto acquista senso."

Mi intriga la tua espressione: "Si diventa una spada zen." Me la puoi spiegare?

Questo Natale suono a St. Moritz quindi non penso che mi regalerò nessun tomesode, al massimo qualche kanzashi tra i capelli. Il kimono deve a trasformare il corpo in un cilindro, quindi si diventa come una pennellata nello shodo o appunto una spada. Questa rigidità imposta condiziona i movimenti e quindi ogni gesto diventa misurato, rituale e al tempo stesso ci si sente forti ed essenziali. Come si sa il Giappone tende all'essenzialità, ma anche alla bellezza artificiale.

Oltre ad una serata in tomesode, è lecito affermare che ti sei fatta un altro regalo squisitamente zen: Minimal Harp? Ti sei fatta e ci hai fatto, visto che si tratta del tuo cd, disponibile da oggi nei negozi di dischi e nelle librerie che ospitano il marchio DECCA.

Mi piace cambiare e, come artista, lavorare sul linguaggio. Progettare un cd è come progettare un libro: mi piace quindi cercare di creare un mondo sonoro. Ovviamente sono condotta in questo dal mio istinto e dal mio gusto, perché le possibilità sono infinite. Non amo necessariamente lo zen: amo soprattutto la profondità emotiva e la semplicità che non sono romanticismo. Mi interessava anche evitare eccessi di ogni tipo a partire dal virtuosismo che ha come fine se stesso. Minimal Harp è stato un viaggio personale, una ricerca nel repertorio e sul mio strumento. L'anno prossimo sarà sicuramente diverso.

Ascoltando Minimal Harp, non ci si può non domandare qual è il rapporto tra lo zen e il tuo modo di essere artista. Del resto il tuo cd è il frutto di un progetto che fa seguito ad una tua ricerca di vie essenziali di comunicazione, come tu stessa affermi.

Dello zen è in me, ma è in me anche Frank Sinatra, quindi la questione è su quali corde si desidera lavorare. Sicuramente come donna trentenne che vive sul pianeta Terra nel 2008 sono affaticata dagli eccessi di ogni tipo, quindi l'intensità, la sobrietà e la linearità sicuramente mi attraggono (Calasso direbbe "una disadorna limpidezza").

Gli aggettivi che sorgono spontanei durante l'ascolto di Minimal Harp sono: originalità, minimalità, essenzialità, rarefazione, raffinatezza, meditazione, pacificazione interiore. Perché?

I brani che compongono Minimal Harp provengono da compositori diversissimi, ma tutti pensavano a concetti simili (la nascita del suono e della musica, l'unione di culture diverse, la sovrapposizione degli opposti, la metamorfosi), quindi l'effetto è un po' quello di un prisma con molte facce. Harrison, Cage, Glass, Pärt, eccetera sono stati tutti impegnati fortemente in battaglie per la pace, il rispetto per l'ambiente, l'interscambio culturale, il rispetto della tradizione. Questa attitudine non può che portare ad un senso di pace interiore anche nell'arte perché mira ad un equilibrio globale.

Alcuni brani da te incisi sono prime esecuzioni mondiali. Tra essi ve ne sono due che sono stati composti per te: Tilladodìn di Nicola Campogrande e Nell’autunno del suo abbraccio insonne di Peter Machajdik. Ricordo con piacere che, di quest'ultimo, mi parlasti nella nostra prima intervista che risale a quasi quattro anni fa.

Sono molto felice di poter ampliare il repertorio del mio strumento. Vorrei poterlo fare di più. La riscoperta di autori del passato e il creare un futuro per il proprio strumento dovrebbero essere i due capisaldi di un musicista. Sono quindi felice di poter promuovere la musica di Nicola o Peter. I due sono diversissimi in stile, attitudine e scrittura eppure hanno tutta la mia ammirazione per il lavoro che hanno fatto e che ho cercato di rendere al meglio.

Reduce da una tournée giapponese, i tuoi impegni ti proiettano negli Stati Uniti.

Sì, a febbraio e giugno mi esibirò negli Stati Uniti in vari concerti e "lectures". Sarò parecchio in viaggio quest'anno e la cosa mi piace molto, perché finirò di nuovo in Giappone il prossimo ottobre, spero in tempo per ammirare gli aceri in tutto il loro splendore.