Marichette concerto di Giuseppe Amisani

Marichette concerto.

Collezione privata

Il pittore Giuseppe Amisani, nato nella pavese Mede Lomellina nel 1879, morì d’infarto sessantadue anni dopo, durante una gita a Camogli in compagnia, tra gli altri, del giornalista Giulio De Benedetti e dello scrittore Salvator Gotta.

Era stato proprio quest’ultimo ad indurre l’amico pittore ad acquistare la villa che fronteggiava la sua, a Portofino. In una pubblicazione[1] uscita per la commemorazione del trentesimo anniversario della morte di Amisani, Gotta spiega: “Solo un breve tratto di giardino ci separava. Cosicché – specie nei mesi d’estate – si viveva una vita quasi comune, parlandoci dalle finestre, attraverso il giardino.”

Le parole di Gotta, che ho appena citato, mi affascinano da sempre, così come da sempre mi affascina Giuseppe Amisani, soprattutto l’Amisani ritrattista.

Sono la vivacità dei suoi ritratti, la vita che da essi sembra balzare, i colori dati a campiture sapienti che mi colgono; è, inoltre, e come la definì lo stesso Gotta, “la sua tecnica nervosa e squillante” che mi seduce.

Chiacchiere ai piedi di Marichette.

Foto Valerio Chiappani

Uno dei quadri che prediligo è Marichette concerto, olio su legno, che, appartenendo alla collezione privata di amici, m’incanto ad osservare ogni volta che vado a trovarli. È come un rito per me: salgo le scale della loro casa secentesca, attraverso il lungo corridoio gettando uno sguardo agli affreschi del soffitto, sosto nel salone della musica e poi mi accomodo nel salotto che ha le pareti coperte di Amisani. Marichette si fa osservare: non guarda chi la guarda, perduta dietro una chimera, ma offre la sua giovinezza allo sguardo di chi vuole penetrare il suo segreto.



[1] MASINARI, Giuseppe, Amisani, Mede Lomellina, Rotary Club Vigevano-Mortara, 1973