Intervista a Frédéric Olivieri

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Che cos’è per te la fotografia e in che rapporti sta con la danza?

Frédéric Olivieri.

© Teatro alla Scala

Amo la fotografia. Ho avuto la fortuna di incontrare Helmut Newton e di iniziare con lui uno stretto rapporto di collaborazione durato sette anni. Egli fu infatti incaricato ‑ all’inizio degli anni Novanta ‑ dai Ballets de Monte-Carlo (presso la cui compagnia di danza entrai come primo ballerino per poi divenire étoile, titolo che mi venne conferito dalla Principessa Carolina) di creare un catalogo a ciascun inizio di stagione: la mia presenza nei cataloghi consiste in sette scatti, uno ogni anno. Newton non si dedicava alla fotografia durante gli spettacoli: metteva i ballerini in posa, con ambientazioni molto particolari. Fotografie in posa, eppure piene di movimento e di tensione emotiva. Del resto l’eccentricità di Newton è nota.

Un’altra mia passione è Irving Penn, che ha fotografato ballerini quali Rudolf Nureyev, George Balanchine, Mikhail Baryshnikov, ma anche artisti come Igor Stravinskij, Colette, Truman Capote. Penn fotografa spesso i grandi personaggi chiudendoli tra pareti anguste e questo comunica egregiamente nel fruitore della fotografia il senso dell’oppressione dovuto al contrasto tra l’angusti a fisica del luogo e la grandezza artistica del soggetto. Un suo libro che io guardo spesso è En passant.

Non posso, poi, non citare Serge Lido. Le sue fotografie sono per me un costante oggetto di studio per i passi e per la tecnica dei danzatori fotografati: mi ispiro spesso ad essi.

Ecco, ho portato pochissimi esempi di fotografi di danza che amo. Mi hai però anche chiesto che cos’è per me la fotografia. È la capacità del fotografo di avvicinare l’occhio a quel piccolo “buco” (lo possiamo definire così, l’obiettivo?) e cogliere l’anima di chi sta davanti l’obietti vo, catturare il momento e il movimento giusti. Il mio parere è che dobbiamo considerare ben riuscita una fotografia, non solo se è buona dal punto di vista tecnico,ma anche e soprattutto per l’emozione che essa comunica. […]

L'intervista integrale è stata pubblicata nel volume L'Effimero in posa di Gloria Chiappani Rodichevski.

Il volume è distribuito da Books International (www.booksinternational.it). È possibile ordinarlo anche presso l'editore, Fondazione Léonide Massine (tel. e fax 081/7875658).