Intervista alla ballerina Monica Perego, tra fotografia e danza
23 marzo 2008
Monica
Perego, 2008
©
Foto Alessio Buccafusca
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Vorrei cominciare questa intervista non dal Suo curriculum,
del quale parleremo fra poco, ma dall'occasione che mi ha permesso di incontrarLa. Il luogo del nostro incontro è stato Firenze,
durante la manifestazione "Danza in fiera" (21-24 febbraio 2008); la
ragione è stata la presenza di una Sua fotografia e di una Sua testimonianza
nel mio libro L'Effimero in posa. Il libro, che
verrà pubblicato nei prossimi mesi dalla Fondazione Léonide
Massine, tratta del fotografo di danza Alessio Buccafusca. Ho fatto questa premessa perché la prima
domanda che desidero porLe è: qual è secondo Lei
l'essenza del rapporto tra danza e fotografia?
Credo che il rapporto tra danza e fotografia sia
fondamentale in quanto, con l’aiuto della fotografia, si riescono a catturare
degli attimi di balletto, di movimento e di espressione.
Che cosa rappresenta, nella Sua carriera, la fotografia di
danza?
Rappresenta tante cose: un rivivere quell’istante magico in
scena, ciò che ho provato in quel momento, ma anche una presentazione visiva
del mio essere ballerina.
Se dovesse scegliere tra fotografia e video, come mezzi per
tramandare un balletto, su quale dei due cadrebbe la Sua scelta?
Per tramandare un balletto penso sia meglio il video: dalla
fotografia percepisci solo un'immagine, dal video puoi apprezzare tutto il
balletto.
Veniamo ora al Suo curriculum. La cosa che forse incuriosisce
di più è il fatto che, dopo dieci anni di permanenza nell'English National Ballet, dove – tra l'altro – ha ricoperto per cinque anni
il ruolo di prima ballerina, nel 2002 si separa dalla Compagnia inglese per
tornare in Italia, divenendo freelance.
Perché questa scelta?
Sentivo una forte nostalgia per il mio paese e per la mia
famiglia. Inoltre dopo dieci anni con la stessa Compagnia, avvertivo il
desiderio di nuove esperienze, per ampliare il mio repertorio ed andare
incontro ad un’altra sfida con me stessa, divenendo freelance.
Che cosa pensa della situazione della danza in Italia? E
all'estero?
A mio avviso ci sono tante cose che non vanno bene in Italia
a partire dagli enti lirici. Purtroppo danno più spazio all’Opera e la danza riempie
solo i buchi delle programmazioni. E poi, sinceramente, non sono d’accordo che
ci siano contratti stabili. All’estero non è così, nessuno quindi può "adagiarsi"
e questo permette alla compagnia di mantenere un livello di competizione molto
alto. Senza tralasciare che le condizioni dei teatri sono più curate, favorendo
la riuscita delle performance. A
parte ciò, mi sentirei di dire che la maggior differenza sta nella cultura per
la danza: all’estero, nelle maggiori compagnie, ci sono delle organizzazioni
che hanno il compito di diffondere il linguaggio di questa meravigliosa arte
all’interno delle scuole con apposite lezioni nelle quali viene illustrato il
balletto e le gesta che poi andranno a vedere a teatro nelle recite
pomeridiane. In Italia la danza conosciuta dalla maggior parte della gente
(ammesso che si possa considerare danza) è quella che si vede in TV.
Che cosa significa essere freelance,
oggi?
È molto difficile. Devi essere assai disciplinata perché non
devi "timbrare il cartellino", devi affrontare molti viaggi, cambi di
partner in continuazione e devi saperti adattare alle diverse situazioni. Ma è
anche molto gratificante in quanto puoi ampliare le tue esperienze di
palcoscenico e di vita.
Che cosa l'ha spinta ad andare a studiare presso la Royal Ballet School,
dove è entrata nel 1990, per poi unirsi all'English National Ballet?
Nel 1990 ho vinto il Concorso Benetton Danza, consistente in
una borsa di studio per il Bolshoi, ma, a causa della
situazione politica instabile in Russia, mi hanno proposto la Royal Ballet School.
Alla fine dell’anno scolastico, Sir Peter Wright mi ha notata al saggio e mi ha
offerto un breve contratto per il Birmingham Royal Ballet. Al termine del contratto mi propose di ritornare
all’inizio della stagione successiva, ma, nel frattempo, avevo fatto
un’audizione all’English National Ballet, dove mi
hanno ingaggiata il giorno stesso.
Monica Perego, 2008
© Foto Alessio Buccafusca
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Mi può parlare
dell'esperienza in seno a tale Compagnia?
Considerando che sono entrata dopo aver appena compiuto
diciotto anni, ed essendoci rimasta fino ai ventotto, oserei dire che è stata
una famiglia visto che non avevo la mia. Aggiungo anche che all’English
National Ballet arrivavo a fare cinque mesi di tournée con una media di duecento
spettacoli l’anno e quindi il teatro diventava la tua casa.
Lei ha ballato ruoli nei balletti più famosi: Il lago dei cigni, La bella addormentata, Giselle,
Romeo e Giulietta, Schiaccianoci, Cenerentola, Coppelia,
La Bayadère,
Paquita, Don Chisciotte ed altri. Qual è il ruolo
che ha prediletto?
Giulietta, per la complessità del personaggio e per la
storia affascinante.
In che modo si prepara per studiare un personaggio che
interpreterà in un balletto?
All’English National Ballet, come
nelle grandi compagnie, ero seguita da un coach.
Ad esempio, per Romeo e Giulietta di
Nureyev ho avuto l’onore di ricevere i consigli su tecnica ed interpretazione
dal personaggio da Patricia Ruanne, primissima
interprete del ruolo con Nureyev. A volte ampliavo le mie ricerche guardando
dei video.
"Roberto Bolle & Friends": me ne può parlare?
Sono molto felice di far parte di questo gruppo da ormai tre
anni e mezzo. Ballare con Roberto è un’esperienza straordinaria perché non solo
è un bravissimo ballerino, come tutti sanno, ma è anche un partner eccezionale,
forte ed elegante. Il livello degli spettacoli, che organizza nei più bei
teatri d’Italia, è altissimo perché chiama i migliori ballerini di tutto il
mondo. Inoltre l’aspetto che più mi piace è che siamo tutti "semplici",
nessuna prima donna, e tutto viene fatto con la massima professionalità ma
anche con serenità e complicità.
Quali sono le qualità che lei cerca in un partner?
Come dicevo di Roberto Bolle, un bravo partner deve essere
forte ed elegante, possedere una buona tecnica, saper comunicare emozioni e
creare armonia di coppia.
Lei ha partecipato alla trasmissione Amici di Maria De Filippi come dimostrante alle sfide. Le opinioni
su Amici sono contrastanti. Ci sono infatti coloro che ritengono questa
trasmissione interessante per promuovere la danza e coloro che, invece, non la
ritengono un mezzo di qualità. Lei, che vi ha partecipato, che cosa può dire in
proposito?
Io penso che la trasmissione di Amici abbia aiutato a promuovere la danza nelle case degli
italiani, ma purtroppo ha dato anche il messaggio che la danza è quella che si
vede in TV. La danza non è la spettacolarizzazione di una competizione, ma è
ben altro: il profumo di un vecchio teatro, l’adrenalina che percepisci
entrandoci, il suono dell’orchestra che si prepara, i costumi, il sudore ed il
respiro dei ballerini… questa è la vera danza!
Qual è il Suo motto?
Credere ed avere passione in quello che faccio.