Maurice Béjart alla Scala

La Sagra della Primavera di Maurice Béjart. Al centro Deborah Gismondi e Massimo Murru.

© Foto Marco Brescia-Teatro alla Scala

Speciale e approfondito è il rapporto che ha legato Maurice Béjart alla Scala, teatro in cui allestì L’uccello di fuoco, Le marteau sans maître (1973), Bakhti e ancora Le martyre de Saint Sébastien (1986) e Dyonisos (1984) mescolando spesso la compagnia scaligera al suo Ballet du XXe Siècle a partire dai Canti di un giovane errante con Paolo Bortoluzzi e Rudolf Nureyev nel 1971, alla Nona Sinfonia di Beethoven (1973), e offrendo alcuni suoi capolavori come Bolero (1975) e La luna alla sua prediletta Luciana Savignano. Inviata da Maurice Béjart nella Compagnia “Du XXe siecle”, Savignano interpreta infatti la Nona sinfonia ed è l’inizio di un lungo e fertile connubio artistico. Béjart crea per lei e per Jorge Donn Ce que l’amour me dit e diventa l’interprete delle più significative creazioni del Maestro (fra cui Leda e il cigno, Duo, Romeo e Giulietta, assolo La luna da Heliogabalo, Bhiakti) prima fra tutte Bolero che la proietta sulla scena internazionale.

Recentemente il Corpo di Ballo della Scala ha potuto salutare il ritorno del grande coreografo, dopo numerosi anni: all’interno della Serata Ravel (febbraio 2003) veniva eseguito il capolavoro di Béjart, Bolero, con Sylvie Guillem a incarnare la Melodia, sul mitico tavolo rotondo, accompagnata dall’ensemble maschile dei danzatori della Scala (il Ritmo).

Il 2004 ha rafforzato il rapporto speciale con la Scala, che ha omaggiato i 50 anni di direzione di compagnia di Béjart, celebrando con lui le “nozze d’oro con la danza”. Dalla creazione a Parigi dei Ballets de l’étoile nel 1954, diventati poi dal 1957 Ballet-théâtre de Paris, poi Ballet du XXe Siècle (1960) fino all’attuale Béjart Ballet Lausanne (dal 1987), l’attività di Béjart con una compagnia stabile non si è mai interrotta, pur cambiando il nome, dando vita a momenti coreografici fondamentali nella storia del balletto del secondo Novecento.

Proprio per questo speciale legame, significativo è stato l’ingresso in repertorio del Balletto scaligero della sua Sagra della primavera: all’interno della Serata Stravinskij (febbraio 2004) infatti, il Corpo di Ballo ha per la prima volta interpretato questo capolavoro di straordinaria forza inventiva e di superbo rigore geometrico, con la presenza di Sylvie Guillem nel ruolo dell’Eletta e Massimo Murru in quello dell’Eletto. A parte il Béjart Ballet Lausanne, il Balletto della Scala diventa di fatto l’unica compagnia europea a poter rappresentare questa coreografia, che viene nuovamente ripresa nel 2005 all’interno della Serata Novecento – grandi coreografi del Ventesimo secolo ed in tournée a Genova, per la riapertura del Festival Internazionale del Balletto nel luglio 2004 (XXXIV edizione) e alle recite inaugurali della nuova Stagione del Teatro Real di Madrid nel settembre 2005.

Nel mese di luglio 2004, poi, il legame con la Scala si è intrecciato con il sodalizio del tutto particolare che unisce Béjart al Tokyo Ballet, per il quale il coreografo ha realizzato alcune speciali creazioni (tra cui The Kabuki, M, Bugaku, offrendo alla compagnia anche il diritto per rappresentare alcuni dei suoi capolavori come Bolero, la Sagra, L’uccello di fuoco), e che con la Scala ha sempre avuto uno scambio culturale ad altissimo livello. Secondo momento di questo omaggio, quindi è stata l’ospitalità che la Scala ha offerto al Tokyo Ballet per quattro rappresentazioni al Teatro Strehler di due programmi interamente béjartiani.

Per completare l’omaggio, non poteva mancare la compagnia stessa di Béjart, il Béjart Ballet Lausanne, ospite della Scala, al Teatro degli Arcimboldi, con una inaugurazione speciale: una serata di gala, dedicata espressamente ai 50 anni di direzione di Béjart, dal titolo De Vienne à Venise, il 30 settembre: una serata benefica, a favore della Fondazione Francesca Rava per la quale Béjart ha presentato in prima mondiale L'art d'être Grand-Père e due recite di Le presbytère celebre coreografia del 1997 con musiche dei Queen e di Mozart e con i costumi di Gianni Versace, artista con il quale ha condiviso importanti momenti artistici e per il quale, nell’anniversario della scomparsa, ha calcato ancora una volta, l’ultima, le scene del Teatro alla Scala in un omaggio personalissimo, “Grazie Gianni con amore” il 15 luglio 2007.

Nel libretto di sala dedicato a Le presbitère Béjart scriveva: «Un balletto sulla giovinezza e sulla speranza, perché, da incorreggibile ottimista che sono, credo che malgrado tutto "The show must go on", come cantano i Queen.» «I miei balletti sono prima di tutto degli incontri: con una musica, con la vita, con la morte, con l’amore… con degli esseri il cui passato e le cui opere rivivono in me, proprio come il ballerino che ero e che non sono più si reincarna ogni volta in nuovi interpreti che lo superano».

Cosi commenta Elisabetta Terabust, direttore del Corpo di Ballo della Scala: “Con la scomparsa di Béjart si chiude un capitolo importante della storia della danza. Quando vengono a mancare autori come Béjart, come Balanchine, Tetley o Robbins o artisti come Nureyev ci sentiamo sempre più soli: rimane il suo repertorio, la testimonianza del suo genio, l’immenso piacere, professionale ma soprattutto umano, di averlo conosciuto, pur non come interprete dei suoi balletti, e il ricordo delle volte in cui ho assistito, anche come semplice spettatrice, alle sue creazioni con l’indimenticabile impatto emotivo che tuttora è forte e presente”.